CD n.4 L’ABRUZZO SINFONICO DI ANTONIO DI JORIO. Atri, 2001.

 

In Abruzzo ancora oggi Antonio Di Jorio è una leggenda che non si spegne. Da qualche anno sono scientificamente sempre più rigorosi gli studi su questo autore del quale è conosciuta solo una parte della poliedrica produzione artistica, quella per cui conquistò l’appellativo di “Principe della canzone abruzzese”. La parabola di Antonio Di Jorio sotto questo aspetto ha qualcosa di singolare: il grande pubblico è ancora oggi convinto, a vent’anni dalla morte, che sia stato solo un autore di belle canzoni abruzzesi. Che sia stato, però, un operettista di straordinarie capacità e creatore geniale di melodie italiane, che nulla hanno da invidiare ad opere analoghe più fortunate; che abbia inoltre composto svariate pagine di musica sacra, sinfonica, da camera e addirittura quattro opere liriche, pochi lo sanno. La versatilità della sua personalità lo pongono in una posizione di primo piano nella storia della musica abruzzese del Novecento: senza dimenticare il ruolo importante svolto attraverso la diffusione delle sue opere, l’instancabile attività direttoriale e organizzativa, egli è senza dubbio uno dei maggiori esponenti della cultura abruzzese, da collocarsi accanto ai suoi più grandi contemporanei. La divulgazione della sua opera in tutti i suoi molteplici aspetti è, quindi, tra gli scopi primari di questo Archivio, che dal 1997 va realizzando con cadenza annuale una collana discografica in CD, ultimo contributo della tecnologia alla fruizione agevole ed economica della musica. Anche questa raccolta, come le tre precedenti, nasce allora dal desiderio di offrire un’ulteriore occasione di conoscenza e di approfondimento della vasta e multiforme produzione dijoriana.
Puntiamo ora la nostra attenzione sulle opere sinfoniche, scelte tra i manoscritti originali custoditi nell’archivio musicale di Atri e pubblicate per la prima volta. È ormai considerato pezzo da collezione un disco in vinile nella versione originale per grande banda di Abruzzo, inciso negli anni ’50 dalla Banda dei Carabinieri Italiani, diretta da Domenico Fantini, edizioni ORTIPE. Alcune registrazioni storiche custodite nelle teche radiofoniche della RAI, inoltre, non sono state più trasmesse da decenni.
La presente versione live si riferisce ad un concerto del 21 luglio 2000 tenuto nel Teatro Comunale di Atri, autentico gioiello dell’architettura italiana dell’Ottocento e decantato dai più grandi concertisti di questo secolo soprattutto per la sua acustica meravigliosa. Anche per quest’ultima ragione non sono stati effettuati tagli o manipolazioni, né aggiunti effetti particolari in fase di editing. Qualche sporadico rumore, appena percettibile, non infastidisce l’ascolto. Anzi, conferisce ad esso maggiore realismo e il fascino, sempre meno diffuso, della registrazione in presa diretta.
Terra d’Aligi, di cui Di Jorio non realizzò la versione per orchestra, contrariamente a quanto di solito faceva per le sue opere destinate alla banda, è stata trascritta dal giovane compositore Andrea Manzoli, rispettando fedelmente, nella complessa fase di orchestrazione, gli intenti coloristici ed espressivi indicati da Di Jorio nella prima stesura. Le opere, che presentano stretti rimandi alla terra d’Abruzzo, ad eccezione del Preludio e del Valzer dei fiori (brani tratti da lavori teatrali), hanno carattere descrittivo e sono corredate da un programma letterario, riportato integralmente nelle note illustrative, che agevolerà l’ascoltatore a comprenderne il significato.
Compio il gradito dovere di ringraziare l’Associazione Musicale “Cesare Tudino” e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Atri per la loro fiducia nel progetto. Per i preziosi suggerimento e per il tempo che mi hanno affettuosamente dedicato, sono particolarmente grato a Marco Della Sciucca e a Massimo Spezialetti: senza il loro sostegno avrei probabilmente desistito dal portare a termine questa quarta pubblicazione dell’Archivio Di Jorio, che spero incontri il favore del pubblico e di quanti tengono a cuori i profondi valori dell’arte in Abruzzo.

 

Atri, 28 novembre 2000

 

Concezio Leonzi