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rotola!!                                                                                                                                    rotola!

Le monete atriane sono le più antiche di quante se ne conoscano in Italia, e di quelle specialmente che portano i nomi di città, basterà il dire e provare col fatto, che esse furono e sono le più pesanti.
Le monete atriane essendo state sempre nella loro durata opera della fusione o getto, e non del conio, ciò prova: che esse cessarono di comparire prima di quest’invenzione.
Le impronte delle monete rivelano celebrità marittima, civiltà avanzata, commercio fiorente. L’Atri nel Piceno dovette essere celebre nei tempi antichissimi, poiché fu la sola città lungo la costa fino a Venezia, e tra tutte le altre d’Abruzzo, che ebbe monetazione indipendente.
Il gran numero delle monete atriane trovate anche nel riminese, nel Lazio, e perfino a Roma, è documentazione della grandezza, ricchezza e preminenza di Atri prima e dopo l’incontro con Roma.
Si conserva un centinaio di nummi atriani, di cui una sessantina nel Museo Sorricchio, e una quarantina nei Musei di Londra, Vienna, Berlino e Roma; alcuni altri sono in possesso di privati.
L’antichità di tali monete è dimostrata dal segno della libbra di dieci once, mentre il sistema romano era duodecimale, e l’asse romano scese da dodici a quattro once, come si vede nelle monete emesse a Lucera nel 314 a.C.
Inoltre, mente Roma impresse i suoi segni di dominio sui numismi della Campania e del Sagno, non impose alcun mutamento alle monete atriane, quando, affacciandosi sull’Adriatico (289 a.C.), le trovò tanto numerose. Questo dimostra la preesistenza dei nummi atriani a quelli di Roma. L’asse romano più antico giunse al peso di tredici once, quello di Todi a quindici, di Volterra a dodici; quello di Atri fu di diciotto once. Il maggior peso, pertanto, è una prova indiscutibile della superiore antichità.
Valori più piccoli dell’asse erano rappresentati da queste altre monete:

  • il quierunce (semisse) (5/10 dell’asse); il suo diritto raffigura una testa femminile uscente da una conchiglia (Venere uscente dal mare o Medusa Marina); sotto la testa c’è "HAT " (Hatria è stata attestata dalle monete); nel rovescio c’è Pegaso saltante verso destra.

  • il quadrunce (triente) (4/10 dell’asse); porta nel diritto un volto maschile giovanile coi capelli ondulati scendenti sulla nuca e a lato quattro oboli; nel rovescio un cantero su grazioso pieduccio con maniche alte ed una pianta ornamentale che esce dal vaso stesso e di fianco "HAT ";

  • il triunce (quadrante) (3/10 dell’asse); ha nel diritto un pesce (raggia) con testa all’ingiù, e nel rovescio un delfino anch’esso con la testa all’ingiù;

  • il biunce (sestante) (2/10 dell’asse) mostra nel diritto un gallo, o una gallina (da Tlinio si sa che erano famose le galline atriane), e nel rovescio una scarpa con gamba corta e sotto "HAT";

  • l’oncia (1/10 dell’asse); ha nel diritto un’ancora perpendicolare e nel rovescio un globulo intorno a cui è disposto in sigle il nome della città;

  • la semioncia, infine,(1/20 dell’asse) porta nel diritto "H" e nel rovescio "AS".

Il Delfico, lo Speranza, il Sorricchio e il Pansa, osservando la mancanza di ogni simbolo di ROMA sulle monete, le attribuiscono ad epoca anteriore la dominazione romana. Il Mammusen, l’Head e il Savini, osservando che in genere la mancanza di segni di una nazione dominante sulle monete non significa indipendenza e che, viceversa, il diritto di batter moneta con segni propri è caratteristica delle colonie latine, assegnano le monete ad epoca posteriore al 289 d.C..

Alcuni credono che quest’ultima ipotesi conviene con l’eleganza della fattura delle monete. Inoltre c’è la contesa sul fatto che le monete avessero valore decimale o duodecimale. Contrariamente agli altri studiosi Haeberlin è per la divisione decimale.

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ASSE
D. Testa senile barbata
R. Lupo dormiente
18 once di gr.27

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ASSE
D. Testa senile barbata
R. Lupo dormiente
18 once di gr.27

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ASSE
D. Testa senile barbata
R. Lupo dormiente
18 once di gr.27

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SEMISSE
D. Donna cocleata
R. Cavallo alato
5/10 dell'asse

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TRIENTE
D. Testa giovanile imberbe
R. Vaso diota
4/10 dell'asse

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QUADRANTE
D. Pesce (raggia)
R. Delfino
3/10 dell'asse

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SESTANTE
D. Gallo - Gallina
R. Scarpa o calceo
2/10 dell'asse

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SESTANTE
D. Gallo - Gallina
R. Scarpa o calceo
2/10 dell'asse

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ONCIA
D. Ancora
R. Legenda della citta
intorno a un obolo
1/10 dell'asse

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ONCIA
D. Ancora
R. Legenda della citta
intorno a un obolo
1/10 dell'asse

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SEMIONCIA
D. H (Hatria)
R. A s (Asculum)
1/20 dell'asse

 

LES MONNAIES

- le triunce (3/10 de l'asse) a sur l'empreinte un poisson (raggia) la tête vers le bas, et à l'envers un dauphin lui aussi la tête vers le bas;
- le biunce (2/10 de l'asse) montre sur l'empreinte un coq ou une poule (depuis Plinio on sait que les poules d'Atri étaient célèbres) et à l'envers une chaussure avec une jambe courte et sous "HAT";
- l'oncia (1/10 de l'asse) a sur l'empreinte une ancre perpendiculaire et à l'envers une globule autour duquel est écrit le nom de la ville en sigles;
- la semioncia, enfin, (1/20 de l'asse) a sur l'empreinte: "H" et à l'envers: "AS".
Le Delfico, le Speranza, le Sorricchio et le Pansa, et en observant la manque de chaque symbole de Rome sur les pièces, on les attribue à une époque antérieure à la domination romaine.
Il y a une querelle sur le fait que les monnaies avaient une valeur décimale ou duodécimale. Contrairement aux autres savants, Haeberlin est pour la division décimale.