Il Museo Civico
Etnografico.
La raccolta
composta di oltre duemila pezzi, comprende testimonianze appartenenti ad ambiti assai
diversi, da quelli strettamente legati alla cultura agro-pastorale a quelli di archeologia
industriale fino a momenti della realtà urbana del territorio. La raccolta composta di
oltre duemila pezzi, comprende testimonianze appartenenti ad ambiti assai diversi, da
quelli strettamente legati alla cultura agro-pastorale a quelli di archeologia industriale
fino a momenti della realtà urbana del territorio.
![Tradizioni popolari](Tradi.jpg)
La raccolta é
così ordinata:
coltivazione
della vite e produzione vinicola;
strumenti
agricoli quali carri, aratri, erpici, gioghi, attrezzi vari per la preparazione del
terreno, ed una pressa in legno di quercia di notevoli dimensioni per la produzione
dell'olio.
La sezione di
archeologia industriale è testimoniata da varie macchine: da un'antica filanda in ghisa
dei primi del 1900 proveniente da Biella (NO), rappresenta una delle prime forme di
industrializzazione verso il centro-meridione d'Italia; vi è inoltre una delle prime
macchine per la produzione della liquirizia locale, oltre a macchine calcolatrici degli
anni 1950/1960.
Per quanto concerne la realtà urbana del territorio, essa è documentata nel seguente
modo: dalla ricostruzione di un'antica cucina, a due camere da letto con antiche
suppelletili ottocenteschi, ad un laboratorio di calzolaio, uno di falegnameria con la
presenza di un antico tornio, fino ad una sartoria dove troviamo oltre a vestiti d'epoca,
macchine da cucire, un telaio, e un'antica misura a palmi datata 1694.
Un'altra sezione è dedicata al telegrafo, con strumenti vari un'altra
è dedicata al cinema con una macchina per proiezioni degli anni venti, oltre ad un
proiettore per lastre e diverse macchine fotografiche.
Nella sezione reeligiosa troviamo immagini sacre a stampa o dipinte oltre ad una piccola
statua ottocentesca di San Nicola di Bari e ad un crocifisso in ferro battuto dei primi
del '800 recanti i simboli della "Passione di Gesù".
Vi sono poi testimonianze dei ceramisti di Castelli (Te), con la ceramica povera che va
dal 1800 ai giorni nostri, tra questi vi è una giara con una lunga iscrizione e la data
17/07/1872.
Una sezione poi è dedicata all'emigrazione, in essa vi sono oggetti, strumenti, foto,
indumenti, degli atriani emigrati tra il 1950 ed il 1960 per le miniere di carbone a
Boussou in Belgio.
Nel museo, troviamo inoltre, testimonianze dell'attività di decoratori e stuccatori con
attrezzi e modelli in stucco oltre ad una sezione dedicata alla musica con varie radio, un
grammofono, un armonium dei primi del '800, un violino del 1874, un mandolino con
decorazioni in madre perla, e strumenti antichi per musica bandistica reclutati in loco,
della prima metà del '900, giacchè Atri è stata tra le prime città d'Abruzzo ad avere
un complesso bandistico già dal 1806.
|