IL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO
Il Parco Nazionale d’Abruzzo è il cuore dell’Appennino solo per la sua posizione.
L’ecosistema forestale è in molti punti quasi intatto, costituito di fitte ed estesissime faggete, che ospita grandi carnivori come il lupo e l’orso bruno e grandi erbivori come il camoscio, il cervo e il capriolo. Nel territorio del parco vi è una straordinaria concentrazione di specie animali e vegetali: 1200 specie di piante superiori, 300 tra muschi, funghi e licheni, accanto a 40 specie di mammiferi, come il camoscio d’Abruzzo e l’orso marsicano, 250 specie di uccelli, 30 specie di rettili e anfibi, 20 specie di pesci e migliaia di invertebrati.
Questo parco non solo è abitato da natura selvaggia ma anche dall’uomo almeno da 40.000 anni. Infatti sono ancora presenti i segni di una civiltà silvo-pastorale, basata sulla transumanza di greggi di pecore, che è riuscita a sopravvivere per migliaia di anni con la natura selvatica, ma con il progresso economico degli ultimi 50 anni, è scomparsa del tutto. In questo modo il parco ha dovuto affrontare nuovi problemi: il turismo, che non sempre si è saputo conciliare con la conservazione della natura.

Dov’è
: la maggior parte del territorio si trova in Abruzzo, in provincia dell’Aquila il resto nel Lazio in provincia di Frosinone e in Molise in provincia di Isernia.
Quanto è grande: dal 1990, il parco ha raggiunto un’ estensione di 44.000 ettari, a cui si aggiungono 60.000 ettari della zona di protezione esterna.
Quali ambienti ci sono: bosco misto caducifoglio, faggeta, pineta a pino nero di barrea, ambiente ripariale, pascoli d’alta quota.
Animali caratteristici: camoscio d’Abruzzo, lupo, orso marsicano, cervo capriolo,scoiattolo, ghiro, moscardino, astore, aquila reale, falco pellegrino, corvo imperiale, gufo  reale.

CARATTERI DEL TERRITORIO
Il carattere del territorio del parco è strettamente montano, anche se non raggiunge le alte quote della Maiella e del Gran Sasso. Le vette principali superano di poco i 2.000 metri e sono: il monte Petroso (2.249 m.),il Monte marsicano (2.245 m.), la Meta (2.242 m.). L’ origine geologica dei monti del parco è quella comune all’ intera catena appenninica: tra i 300 e i 200 milioni di anni fa, sui fondali di un mare caldo si formarono le rocce calcaree che con il sollevarsi dei fondali, si deformarono e si spezzarono in più punti nel corso degli anni e con più recente modellamento operato dai ghiacciai, che almeno quattro volte, nel corso dell’ ultimo milione di anni, sono discesi dal nord scavando le più grandi valli ad “U”, i circhi morenici alle quote più alte, e ammassando detriti morenici in diversi punti, hanno costituito gli attuali rilievi. Nonostante il fatto che buona parte delle acque piovane e di scioglimento delle nevi venga assorbita dal suolo calcareo per riaffiorare solo molto più in basso, magari fuori dai confini del parco, numerosi torrenti, come il Fondillo e lo Scerto, scendono dai monti del parco, e un fiume, il Sangro, nasce nel parco e vi forma un grande bacino artificiale, il lago di Barrea. Il piccolo lago Vivo, alimentato dalle acque di scioglimento delle nevi, si trova ad alta quota nel gruppo dei monti della Meta. Gran parte del territorio del parco presenta un clima di oceanico, relativamente umido, con estati fresche e inverni non troppo rigidi. Solo piccole zone sul versante laziale hanno un clima più caldo, di tipo mediterraneo. Questi due tipi di clima si riflettono in maniera precisa sulla vegetazione.

LE GRANDI FAGGETE
La vera ricchezza del parco Nazionale d’ Abruzzo sono le immense foreste, che coprono almeno 24.000 ettari, circa il 60% del territorio protetto, e in nessun altro luogo appenninico la foresta è così estesa. Molti alberi hanno raggiunto età di oltre cinque secoli. Queste foreste sono costituite soprattutto da faggi, ma non mancano altri alberi come l’ acero di monte, il pioppo tremolo, il sorbo degli uccellatori, il tasso l’ agrifoglio e nei pressi di Barrea si trovano anche esemplari di betulla. Nel folto della faggeta, c’è la possibilità di imbattersi nella scarpetta di Venere, un’ orchidea selvatica gialla e nera che non vive in nessun altro luogo dell’ Appennino. In alcuni punti la faggeta è introdotta da tratti di pineta a pino nero che può raggiungere anche i 40 metri di altezza e qualche secolo di età. Nei fondovalle si trovano anche aquilege, giaggioli marsicani, giglio martagone e giglio rosso. Sui versanti più bassi e assolati dei monti del parco, in modo particolari su quelli laziali, il faggio è sostituito da querce: roverella, cerro e il leccio.

GLI ALTI PASCOLI
Al di sopra dei 1.900 m dove il freddo non consente più la crescita degli alberi, la faggeta cede il posto alle praterie d’ altitudine, che si estende per il 28% del territorio. Sulle balze più alte della Camosciara sono presenti il mughetto, la bassa boscaglia a pino mugo. Altrove persistono i cespugli  bassi di ginepro, mirtillo e uva ursina, ciò che resta di brughiere e foreste di abete rosso, qui presenti  migliaia di anni fa, quando il clima era più freddo di oggi. Le praterie d’ altitudine si ricoprono di fiori all’ inizio dell’ estate: genziane, genzianelle, anemoni, crochi. A ravvivarle, però, sono soprattutto i camosci. Un piccolo mammifero caratteristico di questo ambiente è la piccola arvicola delle nevi. Corvi imperiali, fringuelli alpini e gracchi frequentano queste quote. Sulle pareti rocciose, è possibile scorgere le ali macchiate di carminio del picchio muraiolo, sempre alla ricerca di larve e di insetti nelle fratture della roccia. Alcune coppie di aquila reale, predatore rapace, frequentano il territorio del parco e la zona di protezione esterna, come i piccoli camosci.

IL TERRITORIO ATRIANO
Il paesaggio che circonda Atri è tra i più singolari e suggestivi d’Abruzzo. Dalle spiagge ampie e sabbiose spalleggiate da lussureggianti pinete, si passa alla campagna e ai dolci profili di tondeggianti colline rigogliose di oliveti, frutteti e vigneti noti fin dai tempi di Annibale.
La campagne cela tra le sue colline piccoli borghi medioevali come Montepagano, Mutignano e Silvi alta che, posti a terrazza sul mare, offrono al visitatore un paesaggio che si estende dal Gran Sasso fino al mare aperto e dalla riviera del Conero fino al promontorio del Gargano.
Di particolare interesse poi è il fenomeno geologico dei Calanchi che intorno ad Atri riveste particolare rilevanza, offrendo al visitatore spettacolari esempi dell’azione erosiva degli agenti atmosferici; è anche possibile, all’interno della riserva naturale dei calanchi di Atri effettuare delle escursioni guidate che, tra paesaggi danteschi ed improvvisi squarci di natura selvaggia, consentono di prendere contatto con l’interessantissimo mondo floreale e faunistico che in questi territori trova il suo habitat naturale.
Attraverso la valle del Vomano si può seguire l’itinarario delle abbazie benedettine di S. Maria di Propezzano, S. Clemente al Vomano, S. Maria di Ronzano per concludersi ai piedi del Gran Sasso d’Italia con l’antica abbazia di S. Giovanni ad Insulam.
In soli 30 minuti è possibile compiere un magnifico viaggio nella natura raggiungendo agevolmente i grandi parchi abruzzesi: il Parco Nazionale del Gran Sasso, o quello dei Monti della Laga così come il Parco della Maiella o quello Regionale del Velino-Sirente, luoghi dove l’Abruzzo custodisce il patrimonio di flora, fauna e natura che nei secoli ha gelosamente conservato.