L’immacolata
In Cattedrale si celebrava la messa prima dell’alba dell’8 dicembre per festeggiare l’Immacolata.  Era una Messa in musica ottocentesca, con motivi ballabili che non avevano nulla di liturgico. La Chiesa, che si presentava nella ricorrenza particolarmente fastosa, era affollatissima, perché intervenivano numerosi contadini dalla campagna. Le strade della città erano animate dal popolo uscito dalle case e dalle marce della banda accompagnata nel giro del paese da centinaia di fasci di canne che mandavano canne rosse e miriadi di scintille per le vie. Erano i falò che i  contadini avevano portato dalla campagna e che finivano in mezzo alla Piazza Duomo in un rogo, a cui si riscaldava la gente infreddolita. Rappresentava un fuoco sacro acceso in onore della Madonna. Alcuni pensano che questi falò risalgano al periodo medioevale, in cui i vassalli, in dicembre, rifornivano di legna il castello, attorno al quale si accendevano  i fuochi, affinché il feudatario ne godesse lo spettacolo. Più probabile è però che l’uso di tali fuochi risalga a motivi religiosi, con carattere propiziatorio. Successivamente, la festa dell’Immacolata si svolgeva con molta solennità e con la partecipazione sentita del popolo alla lunga processione, che si snoda la sera per molte vie della città.
 

S. Antonio
Il 17 gennaio cade la festa di S. Antonio, invocato per evitare gli incendi e per la tutela degli animali, di cui è considerato il protettore. Molto interessanti erano le rappresentazioni sceniche delle tentazioni di S. Antonio, che venivano fatte da una ristretta compagnia cittadina. Il componente principale, che raffigurava il Santo, indossava un vestito da abate, con barba bianca e lunga, un bastone nella mano destra il Crocifisso nella sinistra. Tale figura si fermava davanti alla casa di un contadino, circondato da un gruppo di musicanti. Intanto tra la compagnia compariva il Diavolo vestito di rosso con corna e forcone. Il Diavolo infastidiva il Santo, ma quest’ultimo resisteva e quindi trionfava, per cui il coro cantava le sue lodi e faceva richiesta al contadino di quanto desiderava, soprattutto di formaggio, salame, salsicce, vino… Il tutto pio veniva preso e mangiato in onore del Santo.
 

Carnevale
Il Carnevale era una clamorosa parata di maschere. La mascherata più numerosa e più plebea era fatta dagli operai della fabbrica di liquirizia, che si pitturavano anche la faccia. Quelle maschere finivano in piazza del Popolo a portare il loro saluto di canti e balli al padrone della fabbrica, don Vincenzo De Rosa. Nei borghi, di domenica, si facevano balli che duravano dall’imbrunire fino a tarda notte; anche l’alta società dava feste a cui partecipavano numerosissime famiglie. Molto festeggiato, specialmente dai contadini, era il giovedì grasso, così chiamato perché si preparava un succulento pranzo a base di maccheroni alla chitarra e carne di maiale. Ma a mezzanotte del martedì, ultimo di Carnevale, nella Chiesa di S. Agostino un tempo si suonavano le campane per indicare che il tempo della baldoria era finito e che iniziava la Quaresima, tempo di penitenza.
 

S. Martino
Veramente tipica era la celebrazione la festa di S Martino, nella notte fra il 10 e l’ 11 novembre.  C’era tanto brio dovunque e ciascuno faceva festa dicendo di considerare il Santo come protettore, ma augurandosi  di non avere nulla a che fare con lui. Egli infatti è detto il protettore dei cornuti. La sera precedente i ragazzi, presa una zucca vuota e messovi dentro un lume che traspariva dagli occhi, naso e bocca, la portavano in giro e si fermavano davanti agli usci delle case per aver offerte di denaro. Nel giorno di S. Martino era consuetudine fare anche un gran pranzo. Il tacchino rappresentava il cibo prelibato, mentre il vino nuovo veniva a rallegrare la mensa; l’ 11 novembre era infatti anche la festa del vino, che raccolte nelle ceste, era spremuto nel torchio e fatto fermentare.
 

Ferragosto
La festa dell’Assunta, che coincide con Ferragosto, era la ricorrenza della più grande fiera del paese, la fiera delle cipolle e dei cocomeri. Le cipolle erano disposte a mucchi lungo il sagrato meridionale della Cattedrale, mentre i cocomeri erano sistemati lungo i muri del palazzo del Vescovo. La cattedrale, dedicata alla Vergine Maria Assunta, compiva, e compie tuttora, la tradizionale liturgia dell’apertura di una porta che è sul lato meridionale della Chiesa, una Porta Santa che resta aperta per tutta l’ottava e attraverso la quale passano i fedeli per guadagnare l’indulgenza.

 

 


I Faugni
La tradizione dei Faugni in Atri è antichissima e trae origine da motivi religiosi. I Faugni sono dei fasci di canne secche, ben legati, che i cittadini di ogni età, all’alba dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata, portano per le vie della città. Ci si raduna in piazza Duomo e, preceduti dalla banda cittadina, inizia il corteo. I più allegri sono i ragazzi che, durante tutto il percorso, manifestano la loro gioia bussando alle porte delle case, in modo da svegliare i ritardatari e invitarli a partecipare alla festa che inizia.
 

La Pupa
Dopo la processione vespertina per la città con l’immagine della Vergine, in piazza Duomo avviene il ballo della Pupa. E’ un’avvenente ragazza, interamente di cartapesta, alta quasi 2 metri, nel cui interno vuoto, prende posto un giovane. Al suono di una tipica marcia, viene condotta al centro della piazza e inizia così il famoso ballo: il giovane, dentro la Pupa, muove i suoi passi a tempo di valzer, salterelli, mazurche, polche…, mentre la Pupa viene incendiata, dal momento che è interamente rivestita di razzi pirotecnici, botti e luminari vari.

Il Corteo Storico
E’ la rievocazione in costume di avvenimenti che hanno segnato la vita politica e sociale della città in epoca medioevale. Il 15 agosto, circa 300 figuranti sfilano per le vie del centro storico, al suono di tamburi e di musici, tra lo sventolio degli sbandieratori. Vengono riproposte scene nelle quali figurano il Maestrato Atriano con il suo patriziato e i Duchi d’Acquaviva, in eterno conflitto: i primi nel riaffermare il proprio essere di libero comune, i secondi nel proclamarsi signori della città feudale. Si termina con la corsa dei Balestrieri, un percorso nel centro storico di circa 3 Km., per la conquista del palio. Il Corteo Storico ha sostituito negli ultimi anni la “Maggiolata”, una sfilata di carri agricoli, trainati da buoi, con ragazze e conducenti in costume atriano, canti e suoni di “dubbotte” (fisarmonica).


S. Antonio

Melodramma popolare che narra le tentazioni da parte del Diavolo. Viene rappresentato e cantato nelle case la sera del 17 gennaio.
 

FESTIVALS
The “FAUGNI” Festival takes its origin from pagan propitiatory rites.  The “FAUGNI” are bushes of burning reeds carried  by people in procession at the dawn of 8th December to celebrate the Virgin Mary. People meet in Dome Square and  start their procession in the town streets following the band playing traditional music.Children are very excited and knock at the house doors to waken the sleeping people and invite them to join the procession.

 

FESTIVITES TRADITIONNELLES

S. Antonio

Le 17 janvier c’est la festivité de S. Antonio, invoqué afin d'éviter les feux et pour la protection des animaux. On joue chaque année un mélodrame qui narre de la vie du saint. L'acteur principal est naturellement le Saint avec la longue barbe blanche qui tient un bâton avec la main droite et le Crucifix avec la gauche. La figure s’arrêtait devant les maisons des paysans, encerclée par un groupe de musiciens. Le diable provoque le Saint qui résiste aux tentations. Le chœur chante les éloges et finalement demande au paysan, du fromage, saucisson, saucisses, vin.
 

Le Carnaval
Le jour de Carnaval tout le pays fêtait ensemble. La mascarade  la plus connue était celle des ouvriers de l’usine de réglisse. Ils se teignaient le visage, et tous ensemble allaient vers la place du Peuple pour les hommages au patron Vincent De Rosa. Dans les bourgs on donnait d’autres fêtes pendant toute la journée du dimanche. Le jeudi gras était fêté surtout par les paysans. On l’appelait gras parce que on préparait un pantagruélique dîner à base de macaronis et de viande de porc. Toutes les fêtes se terminaient à minuit quand la cloche de l’église de S.Augoustin sonnait en indiquant la fin des bombances et que la carême, temps de pénitence, était arrivé.
 

S. Martin
Vraiment bizarre, ni-sainte, ni païenne était la fête de St. Martin (considéré protecteur des cocus), qu’on célébrait pendant la nuit du 10 au 11 novembre. Le soir précédant, les jeunes se promenaient avec une citrouille vide illuminée en frappant aux portes des maisons pour recevoir de l’argent et des dons. Le jour de St. Martin, selon la tradition, un grand dîner était préparé: la dinde était à l’honneur (au cours du repas) et le vin nouveau coulait à flots. Le onze novembre était aussi la fête du vin.
 

Le Quinze Aout
L’Assomption, qui coïncide avec le quinze août , était  l’occasion de la foire aux oignons et aux pastèques. Les oignons étaient disposés en tas le long du parvis méridional de la Cathédrale, tandis que les pastèques étaient disposées devant le palais épiscopal. Ce jour-là la porte sainte de la Cathédrale, à travers laquelle passaient les fidèles pour gagner l’indulgence, était ouverte.
 

Le Cortège Historique
C’est une évocation en costumes des événements qui ont marqué la vie politique et sociale du pays pendant le Moyen Age. Le 15 Août, environ 300 figurants défilent à travers les ruelles du centre historique au son de tambours et de musiciens. Enfin, jongleurs de drapeaux montrent leur habilité sur la place du Dôme. On joue des scènes sur l’éternel conflit entre le «Maestrato atrien» avec les nobles d’un coté et les Duc d’Acquaviva de l’autre, les uns pour la libre commune féodale les autres pour la « cité » féodale. La manifestation se termine avec la course des Arbalétriers pour la conquête du palio , un parcours de 3 Kilomètres environ. Le cortège historique a substitué la «Maggiolata», un défilé de chars agricoles traînés par des bœufs avec des garçons et filles en costumes typiques qui défilent au son du «dubbotte» (sorte d’accordéon) et de chants folkloriques.
 

Les «Faugni»
A Atri, la tradition des « Faugni » d’origine paienne-religieuse, est très antique. Les habitants, portent des fagots de cannes enflammés, à travers la ville. Tout le monde se rassemble dès l’aube du 8 décembre sur la place de la cathédrale en formant un cortège qui, précédé par la fanfare parcourt rues et ruelles. Les garçons s’amusent bien en frappant aux portes pour réveiller les retardataires et les inviter à la fête.
 

L'immaculée
Dans la cathédrale on célèbre la messe avant l'aube de 8 décembre afin de célébrer l'Immaculée.  Elle était une Messe en musique du dix-neuvième-siècle, avec des airs dansants qui n'avaient rien de liturgique. L'église, était dans cette occasion particulièrement fastueuse, remplie de monde, en effet de nombreux paysans de la campagne participaient à la fonction. Les routes de la ville étaient animées par le peuple sorti des maisons et par les marches de la bande accompagnée pendant le tour du pays par des centaines de roseaux ardents. Flambeaux étaient les feux apportés par les paysans de la campagne et qui se terminaient  au centre de «Piazza Duomo» dans un bûcher, auquel le peuple transi de froid se réchauffait.
 

La Poupée
Après la procession du soir on a la danse de la poupée sur la place du Dôme. La poupée en carton-pâte de 2 mètres de haut animée par un jeune placé à l’intérieur, danse au son de la musique valse, polka, mazurka…
La poupée habillée de pétards et de feux d’artifice est brûlée au centre de la place parmi les cris de joie et d’émerveillement des spectateurs ravis.